E’ molto difficile prevedere quali pazienti possano essere più inclini ad una futura recidiva. In generale il 10% ne sarà colpito nel primo anno dopo l’ictus. In seguito il rischio si abbassa al 5% all’anno. Un ictus successivo non peggiora necessariamente in modo drammatico la situazione del paziente, in quanto può essere lieve e in alcuni casi i sintomi possono risolversi completamente. Molti individui hanno avuto parecchi ictus, ma sono ancora in grado di condurre una vita indipendente e attiva. Ci sono parecchie cose da fare per diminuire le probabilità di una recidiva.
- Dieta
Una dieta sana, povera di grassi animali (burro, salumi, panna, uova, formaggi) e ricca di fibre, aiuta a mantenere bassi il peso e il colesterolo. Evitando si salare troppo gli alimenti la pressione tende a mantenersi bassa e questo riduce la necessità di assumere farmaci antiipertensivi e aiuta a prevenire nuovi ictus
- Fumo
Aumenta il rischio di recidiva, per cui è meglio smettere se possibile. Cerotti e gomme contenenti nicotina, da usare sotto controllo medico, migliorano le possibilità di riuscire in questo intento
- Consumo di alcolici
E’ opportuno ridurre la quantità a non più di 2 bicchieri di vino al giorno o quantità equivalenti di altre bevande alcoliche (ad es. 2 lattine di birra, 2 bicchierini di superalcolici)
- Attività fisica
Una attività fisica moderata, pari a camminare per 2 km a passo sostenuto o a salire 6 piani di scale al giorno, si associa ad una riduzione del rischio di ictus. Tale effetto favorevole sembra legato alla capacità di abbassare la pressione, il peso e l’aggregabilità piastrinica
- Sovrappeso
Se superiore al 20% del peso ideale va corretto con la dieta e l’esercizio fisico
- Pressione sanguigna
Se la pressione è alta abbassarla con farmaci (ACE inibitori, calcioantagonisti, diuretici, beta bloccanti), dopo che è cessata la fase acuta dell’ictus, riduce il rischio di recidiva. Perdere peso, l’esercizio fisico regolare, non salare troppo gli alimenti e evitare gli abusi alcoolici sono tutte condotte che aiutano a mantenere bassa la pressione
- Aspirina
Una piccola dose di aspirina, da 100 a 325 mg ogni giorno, riduce il rischio di nuovi ictus e di infarti cardiaci perché rende il sangue più fluido. Non ha molta importanza la dose, anche se le dosi più basse danno meno problemi digestivi. L’aspirina non è indicata per i pazienti con ictus emorragico dovuti a rottura di un’arteria. Dovrebbe essere cominciata al più presto dopo aver escluso con la TAC che si sia verificata un’emorragia cerebrale. La maggior parte dei pazienti rimangono in terapia continua con aspirina, finché non compaiono effetti collaterali
- Dipiridamolo, Ticlopidina, Clopidogrel, Trifusal, Indobufene
Agiscono sull’aggregazione piastrinica, come l’aspirina. Sono indicate in quei soggetti che per svariati motivi non tollerano l’aspirina, o che hanno già avuto una recidiva o un infarto cardiaco mentre la assumevano. Possono essere assunti in associazione all’aspirina
- Anticoagulanti (Warfarin)
Sono indicati per prevenire nuovi ictus nei pazienti che hanno presentato ictus cardioembolici. Con l’eccezione di casi particolari è meglio evitare di assumere aspirina e warfarin assieme. Nei portatori di fibrillazione atriale il trattamento riduce il rischio di recidiva del 70%. Poiché, tuttavia, la terapia comporta un incremento del rischio di emorragie, è indispensabile che il paziente si sottoponga a periodici controlli. Il parametro di riferimento fondamentale è costituito dall’indice INR, che si può determinare con un semplice prelievo di sangue. Per una cura ottimale il suo valore deve restare compreso tra 2 e 3,5. L’assunzione di altri farmaci in associazione può determinare cospicue variazioni dell’attività degli anticoagulanti, per cui è bene consultare il medico prima di prenderli. Bisogna, inoltre, evitare le iniezioni intramuscolo. In caso di comparsa di emorragie gengivali, epistassi, sangue nelle urine o nelle feci è bene ripetere l’INR al più presto. In caso di traumi o interventi è importante che il paziente comunichi ai medici che è in terapia anticoagulante
- Statine
Agiscono sia abbassando il colesterolo, sia intervenendo sui processi che determinano la progressione della placca aterosclerotica. Il loro impiego riduce il rischio di nuovi ictus e di infarti di cuore
- Trattamento dell’Iperomocisteinemia
La somministrazione con la dieta di vit. B12, piridossina e folati abbassa i valori di omocisteina nel sangue. Non sappiamo allo stato attuale se tale decremento riduca anche il rischio di ictus, che è aumentato di 40 volte nei soggetti con iperomocisteinemia
- Chirurgia
Un piccolo numero di pazienti colpiti da ictus ischemico presenta un marcato restringimento (stenosi) di un’arteria nel collo. La rimozione della stenosi con un intervento (endarterectomia carotidea) permette di ridurre il rischio di recidive. L’operazione è piuttosto semplice e il ricovero non dura più di 5-6 giorni. L’intervento non è indicato per tutti e in genere viene proposto a quei pazienti con stenosi superiori al 70% che hanno presentato dei sintomi nei 6 mesi precedenti. Purtroppo c’è il rischio che sia lo stesso intervento a causare un ictus per cui è giusto valutare caso per caso i pro e i contro con il proprio medico e uno specialista
- Procedure interventistiche
In caso di restenosi di una carotide già sottoposta a TEA è indicata l’angioplastica del vaso. In caso di recidiva embolica in soggetti portatori di pervietà del forame ovale è indicato il posizionamento per via endoscopica di un dispositivo (ombrellino), che chiuda il forame
- Esami da eseguire nel follow up
Nei pazienti che hanno presentato un ictus o un TIA è indicata l’esecuzione periodica di esami di laboratorio, ECG, ecodoppler dei tronchi sopraortici
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