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FATTORI DI RISCHIO

Per fattori di rischio si intendono quelle condizioni che spesso si associano ad una malattia e che se presenti, aumentano la possibilità di esserne colpiti. Si distinguono fattori di rischio non modificabili e modificabili.

I primi sono costituiti dall’età, dal sesso, dalla razza e dalla familiarità. Gli individui più anziani, i maschi, i negri sono maggiormente esposti al rischio di ictus. Inoltre, alcune famiglie sembrano avere una maggiore tendenza a attacchi cardiaci e ictus. Talvolta questo dipende da geni che determinano alti livelli di colesterolo nel sangue, ma questo può pure succedere perché i membri di una famiglia mangiano le stesse cose e hanno un’abitudine comune a fumo. Anche se questi fattori di rischio non possono essere modificati è importante conoscerli, perché la loro presenza induce ad una ricerca più approfondita e ad un trattamento più aggressivo dei fattori di rischio modificabili.

Questi ultimi sono principalmente costituiti dalla ipertensione, dal diabete mellito, dall’ipercolesterolemia, dal fumo, dall’abuso di alcoolici, dalla vita sedentaria, dall’obesità. Fattori di rischio aggiuntivi e specifici sono, inoltre, rappresentati dalle cardiopatie emboligene e dalle stenosi carotidee.

L’ipertensione è un fattore di rischio estremamente importante per frequenza e gravità. Si calcola che circa il 30% della popolazione generale ne si affetta. Inoltre, ogni incremento di 7,5 mm Hg della pressione diastolica al di sopra dei valori normali (90 mm Hg) raddoppia il rischio di ictus. Le linee guida americane dell’American Heart Association (AHA) suggeriscono di manterene la pressione al di sotto dei 140 di massima e dei 90 di minima. Valori più bassi (130-85) sono consigliati per soggetti che sono anche diabetici. L’ipertensione è una malattia insidiosa, che spesso non dà sintomi. Solo se molto elevata può determinare mal di testa (cefalea), vertigini, senso di intensa stanchezza. Può essere, tuttavia, individuata facilmente misurando la pressione arteriosa almeno ogni 6 mesi. La riduzione del sale nella dieta, l’astensione dal fumo, la riduzione dello stress e del sovrappeso, l’attività fisica sono spesso sufficienti a far ritornare la pressione normale nei casi più lievi. Negli altri casi è indicata una terapia farmacologica. Gli ACE inibitori, i beta bloccanti, i diuretici, i calcio-antagonisti sono di solito tollerati molto bene. E’ importante ricordare che non vanno sospesi senza controllo medico.

Il diabete mellito è un fattore di rischi importante. E’ una malattia molto frequente, che interessa il 2% della popolazione generale. Può determinare la comparsa di un senso di fame (bulimia) o di sede (polidipsia) esagerati, un aumento della diuresi (poliuria), una profonda stanchezza (astenia). Non di rado però i disturbi sono totalmente assenti. Si diagnostica facilmente con la determinazione della glicemia. Aumenta il rischio di ictus da 2 a 4 volte. Il rischio risulta maggiore se il soggetto non è curato adeguatamente. Le linee guida dell’AHA consigliano di mantenere la glicemia al di sotto di 126 mg/dL con dieta, ipoglicemizzanti orali o insulina.

La riduzione dell’ipercolesterolemia riduce il rischio di ictus. Le linee guida dell’AHA suggeriscono di mantenere i livelli di colesterolo LDL al di sotto dei 130 mg/dL. Per ottenere questo risultato viene consigliata una dieta in cui meno del 30% delle calorie derivino dai grassi, in cui i grassi saturi siano meno del 7% e che non contenga più di 200mg al giorno di colesterolo. Alla dieta vanno associati il mantenimento del peso corporeo ideale e una attività fisica regolare. Nel caso non si riesca con questa strategia a far scendere i livelli di colesterolo LDL al di sotto dei 130 mg/dL è indicata l’assunzione di farmaci (statine). L’obiettivo dovrebbe essere di abbassare il colesterolo LDL al di sotto dei 100 mg/dL 

Il fumo aumenta il rischio di ictus di 3 volte. Le linee guida dell’AHA consigliano di smettere al più presto. Aiuto psicologico, terapie nicotiniche sostitutive, bupropione e programmi formali di cessazione del fumo possono risultare utili.è un ​​

L’assunzione di alcoolici   in piccole dosi (uno due bicchieri di vino al dì) si associa ad una riduzione del rischio di ictus. Al contrario l’abuso di alcoolici, anche saltuario, è deleterio e si associa ad un elevato rischio di ictus, in specie emorragico. Per tale motivo le linee guida della AHA suggeriscono di evitarlo in ogni modo.

La vita sedentaria si associa ad un incremento del rischio di ictus. Le linee guida AHA consigliano di effettuare almeno 30’ di attività fisica, costituita anche solo da una camminata a passo spedito, 3 volte a settimana.

Il sovrappeso (> del 20% del peso corporeo ideale) va evitato con la dieta e l’esercizio fisico. 

Le cardiopatie emboligene costituiscono un rischio specifico e elevato di ictus. Tra di esse particolare rilevanza assume la fibrillazione atriale (FA) per la sua grande diffusione nella popolazione (3% oltre i 65 anni, 300000 individui affetti in Italia). Tale patologia è caratterizzata da una irregolarità del ritmo cardiaco con sostanziale perdita della capacità di una parte del cuore, l’atrio, di contrarsi. Questo determina un rallentamento e un ristagno della circolazione sanguigna con possibile formazione di coaguali ad elevato rischio emboligeno. I sintomi della malattia sono scarsi, potendosi limitare unicamente a delle palpitazioni. Spesso sono totalmente assenti. La diagnosi, comunque, non è difficile nella forma cronica e si basa sulla palpazione del polso, l’auscultazione del cuore e l’effettuazione de un ECG. Nelle forme parossistiche, in cui l’irregolarità del ritmo è transitoria, è indicata l’esecuzione di un Holter ECG (registrazione ECG della durata di 24 ore). La FA comporta un rischio di ictus del 5% all’anno. E’ importante sapere che il rischio si riduce del 70% con la terapia anticoagulante. La stessa terapia è indicata in tutte le altre cardiopatie a rischio emboligeno elevato (tab. 1), mentre è oggetto di studio se è preferibile trattare con antiaggreganti o con anticoagulanti le forme a rischio medio. L’ECG e l’ecocardiogramma transtoracico o transesofageo consentono di individuare correttamente tutte queste patologie.è un ​​​

Le stenosi di carotide vanno operate se superiori al 70% e recentemente sintomatiche (< di 6 mesi), oppure se superiori al 90% anche se asintomatiche. Queste ultime possono essere identificate perché determinano la comparsa di soffi cervicali, facilmente riconoscibili alla ascultazione da parte del medico curante. Le altre stenosi di carotide non vanno operate e devono essere trattate con antiaggreganti. La metodica diagnostica di elezione per il riconoscimento delle stenosi di carotide è l’ecocolodoppler dei vasi epiaortici.

Infine, sebbene molti pensino che lo stress, le emozioni e il lavorare duro possano causare un ictus, in realtà non c’è nessuna evidenza scientifica di questo modo di pensare.